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العنوان
L’alienazione nella poesia di Umberto Saba \
المؤلف
Abdo, Samah Mohammed Ibrahim.
هيئة الاعداد
باحث / سماح محمد إبراهيم عبده
مشرف / سوزان بديع إسكندر
مشرف / نادين مكرم واصف
مشرف / فاتن نصر الدين الغزولي
تاريخ النشر
2017.
عدد الصفحات
267 p. :
اللغة
الإيطالية
الدرجة
الدكتوراه
التخصص
الأدب والنظرية الأدبية
تاريخ الإجازة
1/1/2017
مكان الإجازة
جامعة عين شمس - كلية الألسن - اللغة الايطالية
الفهرس
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Abstract

La tesi si propone di analizzare i diversi aspetti dell’alienazione del poeta nel suo Canzoniere da due lati, formale e contenutistico, adottando un approccio psicanalitico.
Dopo aver accennato rapidamente allo sfondo culturale del primo Novecento, il primo capitolo cerca di fornire un ritratto esauriente di due grandi scuole della psicanalisi (Sigmund Freud e Carl Jung ) e di delineare il rapporto tra questa disciplina e la letteratura. Freud sottolinea che l’arte viene accomunata alle attività psichiche: entrambi emergono dall’inconscio di cui fanno parte i desideri rimossi, repressi o dimenticati. Egli crea delle sorprendenti analogie tra la creazione artistica le attività psichiche quali il gioco del bambino, il sogno e il motto di spirito: nel gioco il bambino crea un mondo immaginario che appaghi i suoi desideri respinti dalla realtà spiacevole (famiglia, scuola, ecc.), appunto come il poeta che si rivolge alla poesia, sognando di gratificare i suoi desideri. Analogamente all’opera letteraria che sancisce un temporaneo trionfo del principio del piacere contro il principio della realtà nella fantasia dell’arte, anche il sogno emerge per appagare un desiderio che minaccerebbe di disgregare un determinato assetto sociale o individuale. Indicando in quale modo l’arte viene avvicinata al motto di spirito, cioè il detto scherzoso, Freud chiarisce che entrambi cercano una riconciliazione con la realtà grazie alla forma affa-scinante nella poesia, e comica nel motto di spirito. Egli deduce che l’artista espone in forma intuitiva ciò che nella psi-canalisi viene tradotto poi in termini scientifici. La poesia diventa un’alternativa della malattia le cui forze motrici sono le repressioni di desideri perversi che non hanno la possibilità di esprimersi in modo cosciente per l’azione inibitoria (di famiglia, società, religione e morale comune). La teoria di Carl Jung parte dall’idea che l’inconscio ha un valore positivo e creativo. L’inconscio junghiano è di carattere collettivo fatto di
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archetipi, quei modelli primordiali che entrano nel mondo in-conscio attraverso i miti, le leggende, le fiabe, le espressioni simboliche e le religioni. Per interpretare un sogno o un’opera d’arte, dunque, bisogna cercare il significato dei suoi simboli in queste fonti. Un vero artista, secondo Jung, dovrebbe esprimersi, non in prima persona, ma tramite questi archetipi che hanno una voce più potente di quella di prima persona. Va ricordato che le principali opere citate da Jung sono di sfondo storico o di dimensione collettiva.
Dopo aver messo in risalto le teorie di Freud e Jung, è sorto il problema della validità della teoria da adottare, proprio a questo era indispensabile una lettura approfondita della poesia nonché dell’epistolario e della prosa di Saba. Il lavora si evolve verso posizioni freudiane, una scelta dovuta a diversi motivi; la biografia del poeta fornisce gli orientamenti principali della lettura della sua poesia, anzi il Canzoniere viene definito come un romanzo autobiografico. Molte sono le sezioni del Canzoniere fondate sul ricordo, dall’Autografia a Il piccolo Berto, oltre agli sporadici componimenti dove il ritorno al passato appare riserva ineguagliata di ispirazione nelle diverse stagioni della vita. Il secondo motivo della nostra scelta è che Saba soffriva di nevrosi e il nodo dei suoi complessi era legato alla propria infanzia, quindi la metodologia freudiana sarà più fruttuosa in merito. I poeti non parlano di sé stessi solo nelle lettere, nei diari e nelle auto-biografie, ma anche nelle vere e proprie opere d’arte, ed è il caso del poeta triestino Umberto Saba.
Alla fine del primo capitolo abbiamo passato in rassegna la differenza tra le due metodologie del critico e dello psicanalista nell’analisi dell’opera d’arte, abbiamo accennato allo sviluppo della critica psicanalitica in Italia, e al rapporto tra creatività artistica e la sottomissione dell’artista alla psicanalisi.
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Il secondo capitolo è un tentativo di analizzare da una prospettiva psicanalitica lo stile del poeta nel Canzoniere. Qui psicanalisi ed estetica si alleano per portare alla luce le latenze stilistiche del testo. Tra le scelte stilistiche del poeta ho studiato: poesia – immagine, poesia – racconto, poesia – dialogo e l’evoluzione del linguaggio.
Partendo dal saggio dell’Interpretazione dei sogni di Freud, Lacan arriva a avvicinare la condensazione nelle immagini oniriche (un meccanismo a cui ricorre l’inconscio per deformare un contenuto per evitare la censura del conscio) alla metafora (che si articola nel gioco della sostituzione di un significante con un altro) nelle immagini poetiche. Al di sotto del contenuto manifesto del sogno esiste un contenuto latente che nasconde un desiderio inconscio, proprio come l’immagi-ne poetica che ha pure un significante che dovrebbe essere in-terpretato per raggiungerne il vero significato. Saba ricorre alle immagini metaforiche sostituendo un’entità con altra. Una volta interpretate le sue metafore, riportano il lettore al complesso edipico, alle fantasie omoerotiche che egli ha avuto da fanciullo o ai ricordi rimossi.
Cercando una forma prosodica ideona prevalentemente a “raccontare” in poesia, Saba ricorre al sonetto a cui viene affidata la riflessione su fatti decisi che egli vuole comunicare al lettore in modo semplice e colloquiale, come si fossero dei “raccontini”. Nei suoi sonetti succede il più delle volte che la spartizione canonica in due quartine e due terzine è solo apparente; il poeta pare orientato ad escludere l’impiego delle due quartine come due blocchi interi e attua un processo di interna frammentazione. Una quartina così frammentata tiene dietro una terzina poco unita. Ad alterare l’identità tradizionale del sonetto ci sono altri fatti in ordine alla disposizione delle rime. Dietro tali sperimentazioni prosodiche sta l’intenzione di unire ritmo e sintassi in tutte le parti del sonetto avvicinando quella forma aulica e classica alla quotidianità a cui aspira
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tutta la sua poesia. Qui il sonetto viene finalizzato alla narratività e alla comunicazione in opposizione all’alienazione di cui soffre il poeta che si avvicina in questo modo al talking cure sul quale si basa la psicoterapia.
Infrangendo l’idea che la poesia è un monologo compiuto di per sé, Saba sembra principalmente un drammaturgo in tante delle sue opere; sono delle poesie in cui tutto diventa dialogo e personaggi. Non si tratta solo del personaggio del poeta, ma dei personaggi esterni che il poeta osserva nella vita; più ancora si tratta di una metamorfosi continua, per cui i sentimenti del poeta stesso si raffigurano come esseri tangibili, come voci in dialogo, e qualche volta anche in conflitto, tra di loro. La tecnica del dialogo risulta capace di manifestare il tentativo dell’io lirico di comprendersi, nonché di comprendere la psicologia profonda dei suoi interlocutori.
Intorno al linguaggio poetico di Saba, dobbiamo dire che ci sono delle evoluzioni evidenti: insieme al lessico psicanaliti-co usato nel suo autentico significato freudiano, il linguaggio realistico di Saba si evolve verso la quotidianità e la familiarità. Insieme al nominalismo poetico (nome di persone, delle vie e dei luoghi comuni), si osserva l’uso dei verbi sapere, raccontare e dire su cui s’imperniano molte forme colloquiali. Funzioni analoghe di tono colloquiale hanno le parole cosa, tutto, bello e buono che esprimono non solo una riduzione di tonalità, ma anche un senso di innocenza e di fre-schezza del linguaggio parlato. L’accostamento di un lessico familiare vuole raggiungere una nobilitazione del quotidiano e dell’umile.
Tanti tentativi fatti finora per analizzare da una prospettiva psicanalitica l’opera del poeta si sono rivolti direttamente al contenuto trascurando le tecniche stilistiche, ma l’originalità di questo studio risiede nell’aver provato ad applicare l’approccio psicanalitico nell’analisi sia della forma
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che del contenuto del Canzoniere. Partendo dall’idea che forma e contenuto sono inseparabili, e lasciando a parte il consiglio di Freud per cui non si può con la psicanalisi dire nulla circa il valore artistico o allo stile dell’opera d’arte, sono riuscita, con l’aiuto di libri dei suoi seguaci, ad affermare il contrario; all’interno del romanzo psicologico - autobiografico del Canzoniere, Saba crea personaggi, scrive drammi, disegna immagini, rimanendo sempre fedele al programma di fare poesia onesta, guarda e ascolta la vita interiore ed esteriore e la traduce in versi rendendo prosa, narrazione e forma drammatica la sua poesia.
Il terzo capitolo inizia con la formazione del poeta e la spiegazione del concetto della “poesia onesta”, quel concetto che spiega la sua poetica. Il capitolo procede con l’analisi delle opere poetiche da un punto di vista psicanalitico per sottolineare gli aspetti principali dell’alienazione del poeta nel Canzoniere.
Saba è un poeta che soffre di scissione psicologica sin dall’infanzia, una scissione alla cui origine c’era il conflittuale rapporto tra padre e madre la cui vita matrimoniale era troppo breve. La femminilità della madre, fortemente ferita e mai sod-disfatta o sublimata, si muta in fredda rabbia spostata dopo sul figlio. All’assenza del marito, lei doveva occuparsi da sola dell’educazione del figlio. Proprio qui la madre diventa sempre più repressiva e rigida e il poeta aspira ad immedesimarsi nell’immagine del padre «gaio e leggero», un figura opposta a alla pesantezza e alla mancanza di letizia della madre.
La balia Peppa Sabaz a cui viene affidato il piccolo Um-berto risulta la prima a dimostrargli amore incondizionato, così il rapporto madre-bambino viene sostituito con quello balia-bambino. È una donna che si realizza attraverso una delle fun-zioni primarie della madre, quella nutritiva e soddisfacente della fase orale, prima fase dell’evoluzione libidica. Il suo
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ricordo nel Canzoniere è sempre associato ad «antichi odori» di cena e al dare da mangiare. Il poeta fanciullo che non riesce ad aprire un varco per accedere ai muti, ma non assenti, sentimenti della madre, non può fare a meno di sognare una vita libera ricca di avventure e di amori come i suoi coetanei in cui egli cerca inconsciamente quello che gli manca. È eclatante il fatto che viene amato l’oggetto che possiede le prerogative che mancano all’io. Sono dei fanciulli spontanei e gioiosi che parlano di viaggi e di partenze, presentando una tentazione antimaterna.
Saba partecipa al servizio militare prima e alla prima guerra mondiale dopo, con l’intento di mettere fine al suo sentimento di alienazione e straniamento. Il servizio di leva comporta l’abbattimento di ogni identità individuale a favore di quella imposta dalla divisa. La specificità di questa vita è tutta nell’immagine del «gregge». Si osservano per esempio gli esercizi militari e la prossimità del passo, la direzione e l’andatura imposti dal gruppo. Versi militari sottolinea l’a-nalogia tra la guerra vista come sfogo alle pulsioni aggressive da un lato e le pulsioni libidiche dall’altro, e il collegamento tra la guerra e il gioco frustrato durante l’infanzia. È una reg-ressione all’infanzia e una compensazione del gioco aggressivo represso dal timore materno. Resta sicuro il fatto che i soldati di Saba non sognano atti di valore su campi di battaglia, e che la guerra rimane per lui un’esperienza dolo-rosa, fatta di macerie e di rovine.
Dopo la guerra entra a fare parte del mondo del poeta la moglie Lina, una giovane donna in cui Saba vede il lato positivo della madre, quella che diventa una proiezione e un archetipo dietro il quale si intravedono tutte le altre femmine. In una fase successiva, Lina appare nella sua poesia con ri-ferimenti alla sua sensualità, come una Carmen, emblema della voluttà e della sensualità esuberante. Si tratta però di un
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attimo di gioia che viene sostituito con il peso della famiglia per via della nascita della figlia che impone una vita ricca di obblighi familiari. Nel tempo in cui Lina si dedica alla figlia e accetta con altruismo il ruolo della madre, Saba finisce chiuso nella sua muta tristezza e nel circolo vizioso dell’alie-nazione. L’amore per Lina viene sostituito dall’amore “leg-gero e vagante” erotico per le giovani ragazze Paolina e Chiaretta, del tutto lontane dalla tristezza e della pesantezza delle figure materne. Si rileva infine che sono delle esperienze nate per reclamare una vita passionale, lontana dalla struttura della famiglia e dagli obblighi della società. Si è dedotto che la poesia di Umberto Saba nasce dal bisogno di colmare un’assenza: oltre l’autobiografismo del poeta, il Canzoniere allude a desideri mai realizzati. Le avventure raccontate in uno stato tra veglia e sonno sono solo «parole» e il sogno di condurre una vita sfrenata sulle orme del padre si svanisce nel nulla. L’arte risulta un tentativo di riconci-liazione tra principio di piacere e principio di realtà. Dopo l’esperienza della psicanalisi con il dott. Edoardo Weiss che indaga sui nodi irrisolti dell’infanzia, la poesia di Umberto Saba acquista maggiore chiarezza. Lo spazio onirico è im-provvisamente annullato; Saba emancipa la figura del padre da un mondo sognato, fatto di profumi d’Oriente, di fanciulle seducenti e di mari conquistati, e gli dà una presenza terrena, tangibile e realistica.
Pure il rapporto del poeta con le ragazze Paolina e Chia-retta sarebbe una finzione e le liriche passionali dedicatele sa-rebbero dei lamenti di un amore impossibile. Saba ci ha raccontato la vita che ha sognato, e ha costruito un perso-naggio per farlo vivere quelle vicende, per accostarsi alle ragazze, per frequentare Carmen, per uccidere Lina e partire, per girovagare solitario per le vie della città e per questo ha dovuto rivolgersi al sogno e all’invenzione. Solo nell’arte suc-cede ancora che un uomo lacerato da forti desideri possa creare qualcosa di affine alla realizzazione di essi, che questa
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finzione - grazie all’illusione artistica - abbia il potere di evo-care le stesse reazioni affettive della realtà.
La dicotomia tra leggerezza e pesantezza fornisce orienta-menti di lettura dell’ultima stagione della sua poesia (Uccelli, Quasi un racconto, Epigrafe e Sei poesie alla vecchiaia). Ora egli affida agli alati tutto quello che può essere rimasto in lui inibito; la felicità coincide con il volo cioè con la possibilità di negare il proprio peso. Questa stagione esprime tramite gli uccelli una densa riflessione sulla sua vita e un’aspirazione all’integrazione che percorre tutta la sua poesia.
Concludendo, devo sottolineare il fatto che l’arte è un’attività umana dovuta a motivi psicologici, e come tale è e deve essere sottoposta all’analisi psicanalitica. Alla luce di quanto detto risulta palese che la psicanalisi non è solo un metodo di cura, ma può anche addentrarsi nell’esplorazione delle opere d’arte; perché l’arte si realizza a diversi livelli contenutistici e formali; di qui la possibilità e la fecondità dei vari tipi di accostamento all’opera.